Stefano non è semplice da descrivere.. la sua forte personalità e la sublime irriverenza, difficilmente possono essere rese da parole. Ma tanti ricordi, tanti spezzoni di vita vissuta sempre con il sorriso raggiante e sincero, descritti dalle persone che il privilegio di conoscerlo lo hanno avuto, possono quantomeno renderne l’idea.
Così provo a dare il via, nel profondo senso di rispetto che ho nutrito e nutrirò sempre, per un ragazzo raro, un’eccezione fra tanti, cose che di lui ho sempre pensato e che ho avuto l’onore di potergli dire.
Le condivido con voi, incitandovi a fare altrettanto.
Scrivo oggi, che per me è un giorno di festa, compiendo gli anni. Scrivo oggi perché il mio pensiero più intenso va agli auguri cantati che tutti gli anni, mi dedicava al telefono Stefichu e che oggi non ho ricevuto.
Perché lo chiamo Stefichu? Beh, magari qualcuno di voi, conosce solo Stefano “serio” e riflessivo, calmo e tranquillo.. ma Stefano terremoto, versione “piccola peste” full-optional, di sicuro la maggior parte lo conosce di meno.
Andiamo con ordine.
Il primissimo ricordo che ho di Stefano, è un bambino di 3-4 anni, che durante una novena di Natale, nella chiesa di San Carlo, decide di creare un po’ di “movimento”, per così dire… l’unica cosa che non ha fatto, è spingere il prete dall’altare e prendere il suo posto per mettersi a saltellare, il resto del repertorio, vi assicuro, non se l’è fatto scappare.. En-plein. Ammetto che del vangelo di quella sera, non ho appreso nulla, ma di Stefano, avevo già colto abbastanza.
Era la prima volta che lo vedevo. Da quella volta, non l’ho più perso di vista, osservando i suoi mutamenti e il suo divenire, mai troppo da lontano.
Un pomeriggio di qualche anno dopo, mentre io e suo fratello Pietro smanettavamo come di consueto al pc nella stanza adibita a studio, spalanca la porta, sfoderando il più squillante degli “CIAO” e mostrando in bella vista il ciuffo diventato completamente biondo.
Da quella volta in poi, traendo spunto dal cartone animato che andava per la maggiore in quel periodo e che per protagonista aveva un animaletto giallo di nome Pikachu, il suo nome divenne per me STEFICHU. Ecco perché lo chiamo così.
Sinceramente, da due anni a questa parte, raramente lo usavo. Perché i segni di una maturità interiore ormai da lui conquistata, erano troppo evidenti e quel nomignolo, mi sembrava ormai stonasse con ciò che era diventato.
Tanti i momenti con lui che porto dentro, magari ci sarà modo di condividerli con voi tutti, nel tempo, ma la cosa più importante è ciò che di Stefano ammiro. La sua educazione, la sua pacatezza, l’affetto che esprimeva nei confronti della mia famiglia, il modo VERO in cui rivolgeva un “Grazie”. Limpido. Pulito. Guardandolo, bene, vedevi tutto. Stefano era questo e molto, infinitamente di più.
Ricordiamolo. Viviamolo.
Adriana Decembrino
Foto di Michela Palazzolo